Martedì, 18 Aprile 2017 12:06

"Il vino dei giorni a venire". La poesia di Tuğrul Tanyol

Scritto da Nicola Verderame
Tuğrul Tanyol Tuğrul Tanyol

La raccolta del poeta turco Tuğrul Tanyol Il vino dei giorni a venire – Poesie scelte (1971-2016), a cura di Nicola Verderame, Borgomanero, Ladolfi Editore 2016 sarà presentata Giovedì 20 aprile 2017, alle 19.00 al Fondo Verri di Lecce, con la partecipazione della prof. Rosita D'Amora, docente di Lingua e Cultura turca all'Università del Salento. In polemica con il governo del suo paese, Tuğrul Tanyol ha rifiutato per la pubblicazione del volume un contributo del Ministero degli Esteri turco.

 

Dall'introduzione al volume:

“Moda è un elegante quartiere della sponda asiatica di Istanbul, occupa una punta che da un lato guarda al Corno d’Oro e alle moschee della sponda europea, dall’altro si proietta verso le Isole dei Principi. Se passeggiate per Moda verso sera potrebbe capitarvi di sentire le volute di un’aria barocca diffondersi in strada: sarà una specie di apparizione, visto che nel quartiere i locali trendy trasmettono per lo più pop o rock turchi. Fermatevi un attimo a gustare la voce del controtenore che starà cantando Jommelli, Hasse, Gluck. Saprete allora che Tuğrul Tanyol sta componendo, saprete che così sono nate le poesie che siete sul punto di leggere: le arie barocche mettono in moto le parole, che piroettano su fogli candidi, fra un bicchiere di calvados e l’ennesima sigaretta.

Tuğrul Tanyol è nato in questa città nel 1953. Ha studiato nei licei Saint Joseph e Kabataş Erkek Lisesi, laureandosi in Sociologia nella prestigiosa Università del Bosforo nel 1977, per poi conseguire il dottorato all’Università di Istanbul. Attualmente insegna all’Università Yeditepe, sempre a Istanbul. Ha cominciato a scrivere versi negli Anni Settanta, ma ha esordito nel decennio successivo, e dal 1983 ha pubblicato nove raccolte di poesia insignite di numerosi premi, e una raccolta di interventi critici. Tanyol è inoltre fra i promotori di riviste letterarie che hanno avuto un profondo impatto sul panorama della poesia turca dagli anni Ottanta a oggi.

La sua poesia rivela una simbiosi perfetta fra un immaginario europeo, una cultura di stampo francese e una conoscenza profonda dell’eredità letteraria ottomana e turca. Questa simbiosi fa sì che Tanyol sia difficilmente incasellabile in generi e correnti specifiche, sebbene la sua attività nei primi anni Ottanta sia andata nella direzione di una poesia lontana dalle rigidità del realismo socialista, di stampo lirico e profondamente introspettivo. Per i poeti della “generazione degli Anni Ottanta,” di cui Tanyol è l’esponente più raffinato, la poesia è un modo per osservare il mondo a partire dalla propria interiorità. La sua voce regala al verso una musicalità e una fluidità difficili da imitare. Il suo immaginario, i riferimenti intertestuali, le suggestioni intessute nei suoi versi rendono la poesia di Tanyol ineguagliata nel panorama lirico della Turchia contemporanea, e un punto di riferimento per i poeti e le poetesse più giovani.”

Le novantanove poesie della raccolta Il vino dei giorni a venire – Poesie scelte (1971-2016) sono state composte in un ampio arco di tempo e riflettono diversi periodi della storia personale dell’autore, così come della società che lo circonda. Spingendosi oltre la contrapposizione un po’ stucchevole fra poesia lirica e poesia politica, Tuğrul Tanyol ha il pregio di creare poesie estremamente rarefatte e senza tempo, intessendovi però una filigrana di rimandi al mondo attuale. Ne è un esempio la poesia che lo ha reso famoso, “Come Cem,” nella quale la vita da prigioniero del principe ottomano Cem (noto anche come Zizim) riflette in forma di poesia epica la sanguinosa esperienza dei dissidenti imprigionati all’indomani del colpo di stato del 1980. La prima guerra del Golfo fa da sfondo alla poesia “Bassora”, in cui i combattenti sono oggetto di un’astrazione che li rende simili a soggetti di un quadro metafisico, desolati nello scempio della creazione che si estende fino al “crescente caduto a metà”. Da intellettuale critico verso il potere esercitato in maniera illiberale, “Lo specchio ti rigetta” offre sì una invettiva contro una specifica personalità politica, ma di fatto sembra augurarsi che tutti gli specchi si rifiutino di riflettere il viso dei tiranni. Tanyol rielabora la cronaca del disastro minerario di Soma (2014) e l’occupazione di Gezi Park (2013) in una veste che esula dal quotidiano e dalla polemica contingente per ragionare sul valore della vita umana e sulla responsabilità individuale.

Poeta cittadino, ma con una spiccata attrazione per il mondo naturale: il mondo delle piante e dei fiumi, il mondo animale con cavalli, uccelli e gatti irrequieti dialogano con l’esistenza umana. Tanyol è un poeta umanista, la cui spiritualità non è religiosa ma al contempo, come è chiaro nelle ultime raccolte, è intessuta di mistica sufi. Poesie come “Genesi” o “Il nome del fiume” sono segnate dall’inquieta ricerca di sé nelle briciole del mondo, nei frammenti dell’umanità. La mitologia greca, la musica barocca, la pittura sono più che semplici riferimenti, sono vere e proprie modalità di esplorazione del sé.

Ciascuna poesia di Tanyol è un universo autonomo, un’istantanea, un sorso di buon vino che aiuta i pensieri a mettersi in viaggio. Come in un’opera di Lucio Fontana, la poesia di Tanyol rivela una costante tensione tra il pieno e il vuoto, un desiderio di oltrepassare la superficie delle esperienze per affondare nel mistero, incamminarsi verso la conoscenza, nutrendosi della sorpresa nascosta in ogni angolo dell’esperienza umana. Così si va dall'essenziale, rarefatta “Poesia dei vasi” alla “Storia della casa,” nella quale il poeta affonda negli anfratti di una casa che è molto più che un luogo fisico. Questa voglia di interrogarsi sulla propria storia personale e sociale fa sì che i versi di Tanyol abbiano un respiro che va oltre i confini geografici e linguistici della Turchia di oggi.

Nel volume Il vino dei giorni a venire la scelta del testo a fronte è dovuta alla volontà di unire idealmente il lettore turco e quello italiano, in un periodo in cui le frontiere, le chiusure politiche sono onnipresenti. La poesia di Tanyol è prova di quanta vivacità intellettuale possa vantare la Turchia, al di là delle immagini stereotipate o propagandistiche che hanno preso il sopravvento negli ultimi anni.

 

Vazolar Şiiri

 

I

 

Bu kalın bir vazo, yıllar

incecik belini yok etmiş

olabilir mi?

 

Ucundan uzayan

Ayçiçeği olacak değil ya

kıpkırmızı karanfil

kimsenin sevmediği

 

II

 

Bu kırık bir vazo, bir elin

bir zamanlar havaya kaldırdığı

içinden günışığı yansırdı

o gözü orada unutmuşum ben

 

Bu kıvrımlı bir vazo, dansın

ve müziğin ritmiyle yer değiştiren

göğsü örten o hızlı saten

duygusuyla ayakların değişi birbirine

 

III

 

Bu ejderha duruşlu bir vazo, içinden

Tao’nun gülüşünü geçiren

ona ancak bambular yakışırdı

Li Po’nun dönerken getirdiği

arayıp da bulamadığı hocasının evinden

 

Bu sarhoş bakışlı bir vazo

yeşimden hem de değil

Pound’un Cathay’ı kadar uzak

ama bir o kadar da yakın

 

IV

 

Bu karanlık bir vazo

içinde unutulmuş çiçeklerin ağır kokusu

 

V

 

Bu ızdırap dolu bir vazo

evin boşluğunu yansıtan

tül çiçekleriyle örtülü

 

VI

 

Bu yağmurla dolu bir vazo

bir ucundan bakıldığında

yüzünde kırılmış kederi görürsünüz

 

Poesia dei vasi

 

I

 

Questo è un vaso panciuto, possono

gli anni aver distrutto

il suo corpo esile?

 

Non sarà certo un girasole

a sporgersi dall'orlo

ma un garofano scarlatto

non amato da nessuno

 

II

 

Questo è un vaso incrinato, molto tempo fa

tirato su dalla mano di un vasaio

lo attraversava la luce del giorno

e lì è rimasto il mio sguardo

 

Questo è un vaso sinuoso, si muove

come piedi al ritmo di musica, di danza,

quasi sentire satin crespo

a coprire il seno

 

III

 

Questo vaso ha forma di drago. Da dentro

restituisce il sorriso di Tao,

gli si addicono solo i bambù

riportati da Li Po

da casa del maestro cercato e mai trovato

 

Questo vaso dall'aspetto brillo

di giada, non è distante

quanto il Cathay di Pound,

ma neppure tanto vicino

 

IV

 

Questo è un vaso oscuro, e dentro

ha l'odore greve di fiori dimenticati

 

V

 

Questo è un vaso pieno di pena

riflette il vuoto della casa

velato di fiori di garza

 

VI

 

Questo vaso è colmo di pioggia

a guardarlo sul filo dell'orlo

vedrete dolore sulla superficie

 

 

Evin Tarihi

 

kablolar, giysiler, bez parçaları

eski oyuncaklar kırık dökük

toz bulutu, sis perdesi, anılar

kâğıtlar ve kâğıtlar içinde,

elimi nereye atsam

bir yerinden hayatım çıkıyor.

 

oğlum orada gülümsüyor

şurada ilk adımları

bu kitabı ben o zaman mı almıştım

alnım gibi kırışmış sayfaları.

 

nasıl dolmuş bunca şey bu küçük eve

severek dokunduğumuz nesneler

neden kaldırıp atmışız, bir an bir yerde

işlevini yitirmiş gibi

unutulmuş.

 

kalbim o gizemi arıyor hâlâ

aynaya bakmasam da biliyorum

o yüz orada

sanki aynanın hafızasına gömülü,

yaşam çınlayan taşlarda,

kendini oradan kazıp çıkaracak bir el bekliyor.

 

Storia della casa

 

cavi, vestiti, pezzi di stoffa

vecchi giocattoli rotti

nuvola di polvere, velo di nebbia, ricordi.

carte e carte in ogni posto

ovunque distenda la mano

da qualche parte salta fuori la mia vita

 

di là mio figlio sorride

e di qua, i suoi primi passi

è mio da allora, questo libro?

pagine piene di grinze, come la fronte.

 

quante cose hanno riempito questa piccola casa

oggetti toccati con amore

e chissà perché presi e accantonati

in un istante, dimenticati

come non servissero più a niente.

 

questo cuore cerca ancora il mistero

e senza specchiarmi riconosco

quel viso.

È sepolto nella memoria dello specchio,

la vita sul selciato che risuona,

attende una mano che lo riporti alla luce.

 

 

 

[Traduzione di Nicola Verderame con la collaborazione di Margherita Macrì]