La raccolta del poeta turco Tuğrul Tanyol Il vino dei giorni a venire – Poesie scelte (1971-2016), a cura di Nicola Verderame, Borgomanero, Ladolfi Editore 2016 sarà presentata Giovedì 20 aprile 2017, alle 19.00 al Fondo Verri di Lecce, con la partecipazione della prof. Rosita D'Amora, docente di Lingua e Cultura turca all'Università del Salento. In polemica con il governo del suo paese, Tuğrul Tanyol ha rifiutato per la pubblicazione del volume un contributo del Ministero degli Esteri turco.
Dall'introduzione al volume:
“Moda è un elegante quartiere della sponda asiatica di Istanbul, occupa una punta che da un lato guarda al Corno d’Oro e alle moschee della sponda europea, dall’altro si proietta verso le Isole dei Principi. Se passeggiate per Moda verso sera potrebbe capitarvi di sentire le volute di un’aria barocca diffondersi in strada: sarà una specie di apparizione, visto che nel quartiere i locali trendy trasmettono per lo più pop o rock turchi. Fermatevi un attimo a gustare la voce del controtenore che starà cantando Jommelli, Hasse, Gluck. Saprete allora che Tuğrul Tanyol sta componendo, saprete che così sono nate le poesie che siete sul punto di leggere: le arie barocche mettono in moto le parole, che piroettano su fogli candidi, fra un bicchiere di calvados e l’ennesima sigaretta.
Tuğrul Tanyol è nato in questa città nel 1953. Ha studiato nei licei Saint Joseph e Kabataş Erkek Lisesi, laureandosi in Sociologia nella prestigiosa Università del Bosforo nel 1977, per poi conseguire il dottorato all’Università di Istanbul. Attualmente insegna all’Università Yeditepe, sempre a Istanbul. Ha cominciato a scrivere versi negli Anni Settanta, ma ha esordito nel decennio successivo, e dal 1983 ha pubblicato nove raccolte di poesia insignite di numerosi premi, e una raccolta di interventi critici. Tanyol è inoltre fra i promotori di riviste letterarie che hanno avuto un profondo impatto sul panorama della poesia turca dagli anni Ottanta a oggi.
La sua poesia rivela una simbiosi perfetta fra un immaginario europeo, una cultura di stampo francese e una conoscenza profonda dell’eredità letteraria ottomana e turca. Questa simbiosi fa sì che Tanyol sia difficilmente incasellabile in generi e correnti specifiche, sebbene la sua attività nei primi anni Ottanta sia andata nella direzione di una poesia lontana dalle rigidità del realismo socialista, di stampo lirico e profondamente introspettivo. Per i poeti della “generazione degli Anni Ottanta,” di cui Tanyol è l’esponente più raffinato, la poesia è un modo per osservare il mondo a partire dalla propria interiorità. La sua voce regala al verso una musicalità e una fluidità difficili da imitare. Il suo immaginario, i riferimenti intertestuali, le suggestioni intessute nei suoi versi rendono la poesia di Tanyol ineguagliata nel panorama lirico della Turchia contemporanea, e un punto di riferimento per i poeti e le poetesse più giovani.”
Le novantanove poesie della raccolta Il vino dei giorni a venire – Poesie scelte (1971-2016) sono state composte in un ampio arco di tempo e riflettono diversi periodi della storia personale dell’autore, così come della società che lo circonda. Spingendosi oltre la contrapposizione un po’ stucchevole fra poesia lirica e poesia politica, Tuğrul Tanyol ha il pregio di creare poesie estremamente rarefatte e senza tempo, intessendovi però una filigrana di rimandi al mondo attuale. Ne è un esempio la poesia che lo ha reso famoso, “Come Cem,” nella quale la vita da prigioniero del principe ottomano Cem (noto anche come Zizim) riflette in forma di poesia epica la sanguinosa esperienza dei dissidenti imprigionati all’indomani del colpo di stato del 1980. La prima guerra del Golfo fa da sfondo alla poesia “Bassora”, in cui i combattenti sono oggetto di un’astrazione che li rende simili a soggetti di un quadro metafisico, desolati nello scempio della creazione che si estende fino al “crescente caduto a metà”. Da intellettuale critico verso il potere esercitato in maniera illiberale, “Lo specchio ti rigetta” offre sì una invettiva contro una specifica personalità politica, ma di fatto sembra augurarsi che tutti gli specchi si rifiutino di riflettere il viso dei tiranni. Tanyol rielabora la cronaca del disastro minerario di Soma (2014) e l’occupazione di Gezi Park (2013) in una veste che esula dal quotidiano e dalla polemica contingente per ragionare sul valore della vita umana e sulla responsabilità individuale.
Poeta cittadino, ma con una spiccata attrazione per il mondo naturale: il mondo delle piante e dei fiumi, il mondo animale con cavalli, uccelli e gatti irrequieti dialogano con l’esistenza umana. Tanyol è un poeta umanista, la cui spiritualità non è religiosa ma al contempo, come è chiaro nelle ultime raccolte, è intessuta di mistica sufi. Poesie come “Genesi” o “Il nome del fiume” sono segnate dall’inquieta ricerca di sé nelle briciole del mondo, nei frammenti dell’umanità. La mitologia greca, la musica barocca, la pittura sono più che semplici riferimenti, sono vere e proprie modalità di esplorazione del sé.
Ciascuna poesia di Tanyol è un universo autonomo, un’istantanea, un sorso di buon vino che aiuta i pensieri a mettersi in viaggio. Come in un’opera di Lucio Fontana, la poesia di Tanyol rivela una costante tensione tra il pieno e il vuoto, un desiderio di oltrepassare la superficie delle esperienze per affondare nel mistero, incamminarsi verso la conoscenza, nutrendosi della sorpresa nascosta in ogni angolo dell’esperienza umana. Così si va dall'essenziale, rarefatta “Poesia dei vasi” alla “Storia della casa,” nella quale il poeta affonda negli anfratti di una casa che è molto più che un luogo fisico. Questa voglia di interrogarsi sulla propria storia personale e sociale fa sì che i versi di Tanyol abbiano un respiro che va oltre i confini geografici e linguistici della Turchia di oggi.
Nel volume Il vino dei giorni a venire la scelta del testo a fronte è dovuta alla volontà di unire idealmente il lettore turco e quello italiano, in un periodo in cui le frontiere, le chiusure politiche sono onnipresenti. La poesia di Tanyol è prova di quanta vivacità intellettuale possa vantare la Turchia, al di là delle immagini stereotipate o propagandistiche che hanno preso il sopravvento negli ultimi anni.
Vazolar Şiiri
I
Bu kalın bir vazo, yıllar
incecik belini yok etmiş
olabilir mi?
Ucundan uzayan
Ayçiçeği olacak değil ya
kıpkırmızı karanfil
kimsenin sevmediği
II
Bu kırık bir vazo, bir elin
bir zamanlar havaya kaldırdığı
içinden günışığı yansırdı
o gözü orada unutmuşum ben
Bu kıvrımlı bir vazo, dansın
ve müziğin ritmiyle yer değiştiren
göğsü örten o hızlı saten
duygusuyla ayakların değişi birbirine
III
Bu ejderha duruşlu bir vazo, içinden
Tao’nun gülüşünü geçiren
ona ancak bambular yakışırdı
Li Po’nun dönerken getirdiği
arayıp da bulamadığı hocasının evinden
Bu sarhoş bakışlı bir vazo
yeşimden hem de değil
Pound’un Cathay’ı kadar uzak
ama bir o kadar da yakın
IV
Bu karanlık bir vazo
içinde unutulmuş çiçeklerin ağır kokusu
V
Bu ızdırap dolu bir vazo
evin boşluğunu yansıtan
tül çiçekleriyle örtülü
VI
Bu yağmurla dolu bir vazo
bir ucundan bakıldığında
yüzünde kırılmış kederi görürsünüz
Poesia dei vasi
I
Questo è un vaso panciuto, possono
gli anni aver distrutto
il suo corpo esile?
Non sarà certo un girasole
a sporgersi dall'orlo
ma un garofano scarlatto
non amato da nessuno
II
Questo è un vaso incrinato, molto tempo fa
tirato su dalla mano di un vasaio
lo attraversava la luce del giorno
e lì è rimasto il mio sguardo
Questo è un vaso sinuoso, si muove
come piedi al ritmo di musica, di danza,
quasi sentire satin crespo
a coprire il seno
III
Questo vaso ha forma di drago. Da dentro
restituisce il sorriso di Tao,
gli si addicono solo i bambù
riportati da Li Po
da casa del maestro cercato e mai trovato
Questo vaso dall'aspetto brillo
di giada, non è distante
quanto il Cathay di Pound,
ma neppure tanto vicino
IV
Questo è un vaso oscuro, e dentro
ha l'odore greve di fiori dimenticati
V
Questo è un vaso pieno di pena
riflette il vuoto della casa
velato di fiori di garza
VI
Questo vaso è colmo di pioggia
a guardarlo sul filo dell'orlo
vedrete dolore sulla superficie
Evin Tarihi
kablolar, giysiler, bez parçaları
eski oyuncaklar kırık dökük
toz bulutu, sis perdesi, anılar
kâğıtlar ve kâğıtlar içinde,
elimi nereye atsam
bir yerinden hayatım çıkıyor.
oğlum orada gülümsüyor
şurada ilk adımları
bu kitabı ben o zaman mı almıştım
alnım gibi kırışmış sayfaları.
nasıl dolmuş bunca şey bu küçük eve
severek dokunduğumuz nesneler
neden kaldırıp atmışız, bir an bir yerde
işlevini yitirmiş gibi
unutulmuş.
kalbim o gizemi arıyor hâlâ
aynaya bakmasam da biliyorum
o yüz orada
sanki aynanın hafızasına gömülü,
yaşam çınlayan taşlarda,
kendini oradan kazıp çıkaracak bir el bekliyor.
Storia della casa
cavi, vestiti, pezzi di stoffa
vecchi giocattoli rotti
nuvola di polvere, velo di nebbia, ricordi.
carte e carte in ogni posto
ovunque distenda la mano
da qualche parte salta fuori la mia vita
di là mio figlio sorride
e di qua, i suoi primi passi
è mio da allora, questo libro?
pagine piene di grinze, come la fronte.
quante cose hanno riempito questa piccola casa
oggetti toccati con amore
e chissà perché presi e accantonati
in un istante, dimenticati
come non servissero più a niente.
questo cuore cerca ancora il mistero
e senza specchiarmi riconosco
quel viso.
È sepolto nella memoria dello specchio,
la vita sul selciato che risuona,
attende una mano che lo riporti alla luce.
[Traduzione di Nicola Verderame con la collaborazione di Margherita Macrì]