Mercoledì, 03 Maggio 2017 21:05

Tra le carte di uno scrittore: il Fondo “Antonio L. Verri”

Scritto da Carolina Tundo
Antonio L. Verri Antonio L. Verri

Una forte coscienza del proprio ruolo di intellettuale, coniugata con una particolare propensione alla conservazione e alla eventuale futura fruizione delle carte raccolte nel corso della vita, sembra aver spinto lo scrittore salentino Antonio Leonardo Verri (1949-1993) a farsi promotore della creazione di un Fondo in cui custodire tutta la documentazione da egli stesso prodotta o da altri ricevuta nel corso della propria attività. Nei primi anni Novanta, Verri intraprese il progetto «Fondo Contemporanea-Pensionante de’ Saraceni», che prevedeva la donazione di tutte le sue carte e di tutti i suoi quadri alla biblioteca di Cursi (un piccolo paese della Grecìa salentina), con l’obiettivo di creare uno spazio culturalmente libero e una fonte di stimolo e di crescita socio-culturale. La proposta fu accolta positivamente: nel marzo 1993 venne approvata la convenzione tra l’Amministrazione comunale di Cursi e l’Associazione «Pensionante de’ Saraceni» per l’affidamento alla Biblioteca comunale del fondo librario «Contemporanea».

A maggio dello stesso anno, però, Antonio Verri venne a mancare improvvisamente a causa di un incidente stradale; numerose iniziative, volte alla conservazione del fondo, sono state intraprese negli anni successivi alla morte dello scrittore: tra le più recenti si segnala la convenzione istituita tra l’Università del Salento e il Comune di Cursi nel 2014, che mira a favorire l’organizzazione di attività di ricerca, didattiche e formative, al fine di valorizzare le risorse culturali e ambientali presenti nel territorio. Il lascito, che è attualmente denominato «Fondo Antonio L. Verri», è conservato presso il palazzo «A. De Donno», dove fu trasferito nel 1999, dopo alcuni spostamenti che ne causarono un lieve smembramento: alcune carte furono dislocate in altre sedi, altre sono andate smarrite.

Il materiale presente nel Fondo non era stato sottoposto a un processo di verifica e normalizzazione dei dati, né aveva una propria organizzazione a monte. Pertanto, per consentirne la fruibilità, nel mese di marzo 2014 ha avuto inizio un’attività di ricerca – conclusasi nel settembre dello stesso anno – volta a riordinare il materiale contenuto e a inventariarlo, al fine di fornire un primo quadro generale del fondo, definendone la consistenza e focalizzando l’attenzione sugli elementi particolarmente significativi. Dopo una iniziale fase di ricognizione degli elementi della collezione, si è proceduto alla loro sistemazione fisica in un’apposita sala della struttura ospitante, per poi proseguire con la rilevazione e l’elencazione dei singoli elementi che compongono il patrimonio. Nelle fasi successive dell’iter di inventariazione, il materiale è stato organizzato in gruppi progressivamente più specifici, sfruttando criteri di valutazione altrettanto gradualmente selettivi, finché si è giunti alla stesura di un inventario, che consente di definire la consistenza del fondo e di approfondire la conoscenza del panorama artistico e culturale contemporaneo, spaziando dall’ambito locale a quello nazionale e internazionale, all’interno di una rete di collegamenti in cui è lo stesso Verri a rappresentare il denominatore comune.

L’inventario è organizzato in due sezioni, «Archivio» e «Biblioteca», suddivise al loro interno in «Serie» (in tutto nove) e, secondo una struttura gerarchica, in «Sottoserie», «Fascicoli» e «Unità documentarie». Nella Sezione «Archivio» sono presenti carte d’autore (di Verri e non) manoscritte e dattiloscritte; nella Sezione «Biblioteca», invece, è stato raccolto il materiale a stampa, tra cui figura un consistente numero di riviste, libri e opuscoli. Si tratta di una collezione corposa e variegata, testimonianza concreta di un percorso intellettuale che si snoda attraverso diverse tendenze letterarie. È proprio questa una delle caratteristiche principali del fondo: esso non è dedicato alla celebrazione di una singola personalità, ma si propone di costituire un deposito esteso nell’ambito della contemporaneità. Infatti, una carta personale, privata, uno scartafaccio, una bozza autografa di un romanzo, un libro vissuto mediante una dedica o una postilla autografa, una lettera, uno “speciale” o un supplemento di una rivista non solo forniscono informazioni utili sugli interessi letterari dello scrittore (gli stessi libri hanno cambiato status: da pubblicazioni a documenti personali, se non altro per essere stati presenti nella biblioteca dell’autore e probabilmente da lui letti), ma contribuiscono a creare un quadro della cultura locale e internazionale dell’ultimo scorcio di secolo – e in particolar modo del ventennio 1970-1990 – evidenziando anche i collegamenti tra gli elementi delle serie.

Scriveva Antonio Verri a proposito del fondo, su uno dei tanti bigliettini che faceva recapitare a Luigi De Luca, amico, collaboratore e sindaco del comune di Cursi negli anni in cui il progetto vedeva la luce: 

 

Il Fondo Contemporanea ospita tutti i libri, le riviste, gli audiovisivi, le carte degli incontri di tutta la mia vita con tanti amici speciali, da Brancher a Nigro a Salvatore Toma, a Edoardo De Candia, ecc. Rarissime prime edizioni, tutti i Quaderni del Critone, tutte le opere di Pagano, i tanti volumi clandestini e semiclandestini, libri di molti amici in Europa e fuori, tante riviste, in tutto 6000 esemplari raccolti grazie al contributo di amici come Bonea, Enzo Rossi Roiss, Gianni Toti, Aldo De Iaco, e tanti altri. […] Il fondo ha anche una piccola sezione musicale.

 

Alcuni nomi ricorrono con maggiore frequenza; tra questi, lo scrittore dissidente Bruno Brancher, gli artisti Antonio Massari e Rita Guido, e poi ancora Francesco Saverio Dòdaro, Salvatore Toma, Maria Corti, Claudia Ruggeri, e ancora altri amici e collaboratori dello scrittore, quasi tutti perfettamente inquadrabili nel filone del postmodernismo italiano e dell’avanguardia.

 L’analisi delle riviste presenti nel fondo testimonia l’interesse per l’arte nella sua totalità: accanto ai libri e ai dattiloscritti, infatti, si pongono le riviste di ambito artistico, i disegni di Lucio Conversano, gli spartiti di Cosimo Leonardo Colazzo, i testi teatrali del professore e critico maltese Oliver Friggieri. Tutt’altro che raro è, poi, imbattersi nei nomi di artisti stranieri – poeti, scrittori o fotografi – con cui Verri collaborava e che testimoniano la sua aspirazione a spingere fuori dalle barriere del localismo e del particolarismo la cultura salentina e i suoi esponenti, facendosi promotore in prima persona di iniziative editoriali coraggiose (si pensi a «Ballyhoo», il quotidiano che dal Salento venne distribuito in tutta Italia per dodici giorni), partecipando agli incontri internazionali di poesia di Yverdon-Les Bains, in Svizzera, intrattenendo rapporti personali con gli autori e con i collaboratori stranieri, provenienti dalla Spagna, dalla Romania, da Malta, dal Belgio.

Il fondo «Antonio L. Verri» di Cursi rappresenta, dunque, un consistente serbatoio di informazioni e spunti critici; ed è un valido oggetto di studio per chi voglia approfondire o costruire un progetto organico di ricerca sugli autori e/o sulle tendenze artistico-letterarie del Novecento salentino ed europeo.