Autore: Stefania Sammarco

Un destino scritto, quello dell’editore Piero Lacaita, che sin da bambino, frequentando assiduamente la tipografia del padre, inizia a nutrire quella vocazione culturale che lo porterà poi ad entrare nell’ambiente dell’editoria pugliese. Sulle orme della tradizione editoriale iniziata da Valdemaro Vecchi di Trani e Giovanni Laterza di Bari, l’editore manduriano segue, da buon intellettuale engagé, una linea culturale laica unita ad un impegno civile di stampo liberalista.

Dopo la morte di Piero Lacaita, sono i suoi figli Maurizio e Maria Grazia che portano avanti la tradizione di famiglia, gestendo la storica casa editrice manduriana, che si caratterizza ancora oggi per una considerevole produzione, come testimoniano le circa quaranta variegate collane editoriali.

Negli anni, la casa editrice Lacaita è stata insignita di importanti riconoscimenti, quali il premio Guido Mazzali e il premio Guido Dorso, guadagnando sempre più rilevanza all’interno dello scenario editoriale italiano.

In una delle ultime poesie di "Tetro entusiasmo", sezione conclusiva della "Nuova gioventù" (Einaudi, 1975), Pasolini si definisce come «un misero e impotente Socrate» che osserva i vari cambiamenti storici e si interessa al futuro del suo giovane allievo, Fedro, al quale decide di dedicare questi versi pubblicati prima della sua morte. Negli anni Settanta Pasolini sembra essere ossessionato dalla pedagogia, poiché avendo assistito all’affermazione dello stile di vita borghese – ritenuto il simbolo di una regressione sociale che ha portato alla creazione di una società composta da uomini-sudditi integrati nel sistema altamente pervasivo dei consumi – sente il dovere di indicare ai giovani i valori fondamentali per la vita di un uomo. Sull’esempio di Gramsci, egli pensa che tale compito spetti principalmente all’intellettuale. Non stupisce quindi che l’impegno educativo sia vissuto da Pasolini come una missione e che tale propensione non venga meno neanche negli anni che precedono la sua morte, caratterizzati da una cupa rassegnazione dovuta all’imperante neocapitalismo che sancisce la vittoria delle masse sui singoli individui, trasformati in esseri alienati senza una propria libertà decisionale. Le dodici poesie di Tetro entusiasmo possono esser considerate il testamento poetico che Pasolini intende lasciare alle giovani generazioni; egli, avendo perso ormai le speranze di una possibile inversione di rotta, decide comunque di vestire i panni non tanto del pedagogo ma del fratello maggiore che, in un presente offuscato da perbenismo e benessere, fornisce gli strumenti necessari per edificare un futuro diverso dal presente ‘infernale’.