A cinque anni di distanza dall’uscita di Parigi è un desiderioInglese torna con il suo nuovo romanzo a sperimentare attraverso le forme narrative l’ipotesi di un congegno testuale che un tempo si sarebbe potuto definire “opera mondo”. La struttura della Vita adulta appare a prima vista più salda e convenzionale rispetto a quella volutamente sconnessa e funambolica del romanzo precedente, in quanto qui Inglese sceglie di impiegare la terza persona insieme alla tecnica del montaggio alternato nel dipanare dall’esterno il racconto delle vicende dei due protagonisti del romanzo, Tommaso e Nina. Ma è invece simmetrico e speculare il progetto di scombinare, mescolare e sovrapporre registri e direzioni delle trame, ben al di là di ogni concessione al “romanzo ben fatto” premiato o premiabile in termini di mercato: Inglese oggi è uno dei migliori scrittori in Italia capace di intrecciare il racconto del vissuto individuale con l’astrazione del pensiero critico, e dà vita, come in Parigi è un desiderio, a una forma di narrazione aperta, digressiva e centrifuga che ha l’ambizione di restituire, attraverso le forme letterarie, la totalità della nostra esperienza del mondo, la cifra del nostro contemporaneo. Le due parti nelle quali è diviso il romanzo, ad esempio, sono consacrate agli estremi temporali che cadenzano lo sviluppo dei percorsi esistenziali di Nina e Tommaso, e partono dalla primavera del 2013 per arrivare all’autunno del 2015, fino all’epilogo occupato dallo scambio epistolare tra i due protagonisti; ma questo continuum lineare è solo apparente, perché viene smentito non solo dagli andirivieni, dalle frequenti analessi e retroversioni della trama, ma anche dai titoli (riuscitissimi) dei paragrafi, sovraccarichi di massime o motti (pseudo)filosofici, stranianti ed ellittici, ambigui e allusivi, che ricordano il romanzo-saggio, umoristico e allegorico-morale del modernismo europeo o il filone picaresco con i suoi spericolati epigoni novecenteschi come il Gombrowicz di Ferdydurke (citato in epigrafe).

Parlare della vita è anche parlare di lavoro: questo sembra essere il filo conduttore de La gente per bene (Terrarossa Edizioni, 2018), ultimo romanzo di Francesco Dezio. La storia, narrata in prima persona, segue il protagonista dai banchi di scuola fino alla maturità e ai problemi con il lavoro. Definire La gente per bene un romanzo industriale è riduttivo: l’utilizzo frequente di flashback e flashforward, divagazioni e ricordi innesca un racconto ibrido e sconnesso dove il protagonista, alle prese con la macchinazione della struttura imprenditoriale, è in lotta con la tecnocrazia che schiaccia ogni forma di umanità e di interesse culturale e artistico (Francesco, protagonista e io narrante, è artista per vocazione e ingegnere precario per necessità).

"Padreterno" di Caterina Serra è un romanzo che muove su istanze profonde: è una ricerca di una trama di senso, che genera da mani macchiate da una colpa, che si guarda dietro fino alle radici. Ciò che Serra riporta è la confessione di un uomo tremendo, il quale si muove sin da subito nel lessico della violenza, del narcisismo, del possesso morboso: «Mentre le faccio male, e sento la sua voce che si alza, Basta, adesso. Che non è più quello che vuole».

“E, comunque sia, si trema sempre”: verrebbe voglia di scomodare le lettere di Kafka, il suo impetuoso soffrire e dolersi, la sua paura per ciò che è stato e per ciò che può inesorabilmente essere nel raccontare la storia del Davide Miriani di Bonazzi ("L’abbandonatrice", Fernandel, 2017), una storia fatta di convulsioni, panico e paura – tanta – di non essere mai all’altezza del caso di specie.

[Quest'intervista è stata pubblicata sul blog minima&moralia il 23 marzo 2018]. Un flusso di sconcertante nitore scorre tra le pagine di "Giusto terrore "di Alessandro Gazoia, libro che di lettura in lettura (e di recensione in recensione) sembra cambiare forma e categoria libraria. A tal proposito, si dice – è un cliché – che il romanzo sia onnivoro: con più probabilità in questo caso onnivoro è soprattutto l’autore. Anche in questa prova edita dal «Saggiatore» Gazoia si rivela infatti un curioso del pensiero umano come luogo e strumento, oltre che come mera materia di studio.

Sebbene per stile e padronanza del suo stesso immaginario Michele Mari costituisca un caso straordinario nella nostra letteratura contemporanea, è importante sottolineare che le tecniche adoperate in Di bestia in bestia pongono il romanzo in linea con la stagione culturale in cui è stato concepito (il postmodernismo); Mari dimostra di aver assimilato in profondità tali tecniche e di essere in grado di utilizzarle con dimestichezza. Nella lettura del libro, il tema indicato dallo scrittore emerge con chiarezza ed efficacia (la cultura come «trionfo» e «disfatta»), e la sua rappresentazione è perseguita attraverso un costante lavoro intorno al realismo, teso a portare le vicende raccontate ai limiti della plausibilità.

Sin dal Prologo "L’ultima sillaba del verso" segna una svolta e insieme attesta una continuità con i romanzi precedenti di Luperini: una continuità perché anche in questo, attraverso la vicissitudine radicalmente individuale e privata del protagonista dell’autofiction – un professore famoso, anziano, imprigionato nella morsa di una devastante malattia – viene rappresentata, ma qui come per metonimia, la realtà di questi anni opachi e senza forma, deprivati di ogni orizzonte storico e ideale.

Con questo pezzo sul romanzo di Hermann Hesse si conclude un trittico di Roberto Santoro sui temi della fuga, dell'amore e dell'abbandono: i precedenti articoli erano dedicati a Tondelli e a On the road di J. Kerouac.

 

Leggere "Il male oscuro" di Giuseppe Berto lascia storditi. Un fiume debordante di parole che colpisce le nostre pieghe più nascoste, denuda le nostre paure e i nostri fantasmi. Parole vestite di «stile psicanalitico», che non rispondono alla garbata e pacificata logica del discorso, ma seguono piuttosto il ritmo irregolare e martellante delle libere associazioni inconsce, intollerante alle pause e alle virgole.

Centocinquant'anni fa, il 28 giugno 1867, nasceva Luigi Pirandello. Per ricordare questo anniversario pubblichiamo una serie di articoli a lui dedicati.