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Mercoledì, 21 Giugno 2017 14:29

Oltre il confine, il “Cielo rosso, al mattino”: un reportage dal Salone del Libro

Scritto da Gloria Ingrosso

A un mese dalla chiusura del Salone Internazionale del Libro di Torino, proponiamo un reportage sulle novità dell'ultima edizione diretta da Nicola Lagioia e in particolare su uno dei libri 'oltre confine' presentato per l'occasione da Giorgio Vasta.



La trentesima edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino si è chiusa potendo vantare risultati eccellenti: la presenza di oltre 165 mila persone nei cinque giorni di durata dell’evento, di cui più di 25 mila al Salone Off - l’insieme di momenti culturali sparsi all’interno della città - ha reso evidente come quest'avvenimento sia, attualmente, l’appuntamento culturale più importante d’Italia. Dal successo, si sa, derivano responsabilità e compiti per il futuro, soprattutto a livello organizzativo, pensando alla perdita dei lettori in Italia e all’aumento (+ 4.3 milioni) dei non lettori. Proprio al pubblico più giovane e alle scuole è stato dedicato l’intero padiglione cinque; mentre il primo, il secondo e il terzo padiglione hanno ospitato gli stand delle regioni – in particolare della Basilicata e Matera, capitale della cultura 2019, e della Toscana, regione ospitante di quest’edizione –, e ovviamente le case editrici, dalle più rinomate, come Feltrinelli, Newton Compton, Giunti, con stand simili a dei comuni store, a quelle indipendenti, medie e piccole, autorevoli e meno note, alcune francamente improbabili.

 

Un altro aspetto innovativo di quest’edizione del Salone è stata la Piazza dei Lettori, al cui centro vi era una torre di libri, opera di François Confino e divenuta ben presto simbolo dell’intero SalTo 2017. La Piazza è stata gestita dalla sezione piemontese dell’Assocazione italiana biblioteche e dal neonato Consorzio delle librerie torinesi indipendenti, il quale s’incarica di rendere riconoscibile la competenza dei librai, nonché l’importanza del loro ruolo di mediatori culturali. L’iniziativa, a cui hanno aderito venticinque librerie, ha avuto il suo esordio proprio al Salone del Libro, portando alla vendita di oltre 12mila opere.

 

Il Salone si è rilevato alla fine uno spazio per un continuo incontro e scontro tra differenti realtà e pensieri. Il percorso tematico di quest’edizione, dal titolo “Oltre il Confine”, ha permesso il dialogo con una molteplicità di culture, da quella irlandese a quella coreana, a quella argentina etc., presenti sia nell’individualità degli autori che nella collettività che questi rappresentano. Novità interessante in tal senso è Babel – Spazio internazionale, costituito dalla Libreria internazionale Luxemburg di Torino con opere in lingua originale, dove sono stati ospitati alcuni delle voci più interessanti della letteratura contemporanea. La presentazione condotta da Giorgio Vasta di Cielo rosso, al mattino, romanzo di esordio di Paul Lynch, avvenuta proprio in questo spazio, ne è un esempio lampante, ma non unico: Hwang Sok-yong, Eugenia Rico, Dulce Maria Cardoso, Narcos Casanova sono solo alcuni dei nomi presenti.

Il romanzo d’esordio di Paul Lynch, pubblicato nel 2013 e da pochi giorni tradotto in Italia da Riccardo Michelucci per la casa editrice 66th and 2nd, ci porta dinanzi ad un’eterogeneità di eventi e personaggi laconici. Il protagonista, Coll Coyle, inflitto da un peccato originale che lo porterà a compiere un gesto estremo, è costretto a fuggire da quel che è a tutti gli effetti un inferno, ma al contempo il proprio luogo domestico, per imbarcarsi assieme ad altri irlandesi allo stremo per la fame verso gli Stati Uniti, dove sarà coinvolto nel disboscamento e nei lavori di costruzione di una ferrovia. L’idea del romanzo, ispirato alla strage del 1832 di cinquantasette irlandesi a Duffy’s cut, vicino Philadelphia – avvenimento taciuto per anni e riportato alla luce solo nei primi anni duemila da due eredi dell’azienda costruttrice, Bill e Frank Watson – risale al 2009, anno in cui l’autore, mosso dalla crisi della Bolla immobiliare irlandese, all’origine di una forte disoccupazione della classe media e di nuovi flussi migratori, realizza di avere il bisogno di ridare alla propria generazione una mitologia differente da quella tradizionale, la quale, nelle sue sfumature patetiche e sentimentali, non era più sufficiente a esprimere la condizione sociale in cui versava l’Irlanda contemporanea. Ogni personaggio di Lynch, da Coyle al villain Fallen, vengono raccontati e descritti in relazione al paesaggio, in un quadro di colori e materia quasi cinematografica, proprio a sottolineare come l’autore percepisca l’uomo all’interno della natura. La dimensione spaziale è il vero nemico, ma al contempo il limite umano con il quale i personaggi si confrontano; il tempo non esiste in assenza della pioggia, del fango, degli elementi naturali. Le parole si rivelano eccessive e disturbanti; Lynch abolisce anche i segni di inserimento del dialogo, con l’intenzione di far emergere i sentimenti e le azioni dei personaggi senza mediazioni. In contrasto al paesaggio “cosmico” irlandese, vi è l’ambiente claustrofobico della nave, in cui ogni angolo è occupato da qualcuno o qualcosa.

Dialogando con Giorgio Vasta, Lynch riflette su come le condizioni dell’immigrazione irlandese del 1832 non siano differenti rispetto a quelle odierne, eccezione per la meta dei migranti (ieri gli USA o l’Inghilterra, oggi Lampedusa). L’autore afferma di non essersi sorpreso di fronte alle immagini e alle testimonianze delle condizioni in cui gli immigranti sono costretti a viaggiare per arrivare nell’isola siciliana, sottolineando come il suo intento principale fosse la necessità di portare agli occhi di tutti le condizioni tremende, e reali, della discriminazione xenofobica. La presentazione, sebbene interrotta da un rumore di sottofondo del megafono e dell’adiacente Piazza dei Lettori, è stata comprensibile grazie alle traduzioni istantanee di Bianca Maria Petitti e Gabriele Poli.

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