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Lunedì, 14 Gennaio 2019 11:56

Da Manduria, il riscatto del Meridione attraverso il libro. Intervista a Piero Lacaita Editore

Scritto da Stefania Sammarco

Un destino scritto, quello dell’editore Piero Lacaita, che sin da bambino, frequentando assiduamente la tipografia del padre, inizia a nutrire quella vocazione culturale che lo porterà poi ad entrare nell’ambiente dell’editoria pugliese. Sulle orme della tradizione editoriale iniziata da Valdemaro Vecchi di Trani e Giovanni Laterza di Bari, l’editore manduriano segue, da buon intellettuale engagé, una linea culturale laica unita ad un impegno civile di stampo liberalista.

Dopo la morte di Piero Lacaita, sono i suoi figli Maurizio e Maria Grazia che portano avanti la tradizione di famiglia, gestendo la storica casa editrice manduriana, che si caratterizza ancora oggi per una considerevole produzione, come testimoniano le circa quaranta variegate collane editoriali.

Negli anni, la casa editrice Lacaita è stata insignita di importanti riconoscimenti, quali il premio Guido Mazzali e il premio Guido Dorso, guadagnando sempre più rilevanza all’interno dello scenario editoriale italiano.

Intervista concessa dal Dott. Maurizio Lacaita, nel mese di luglio 2018.

 

Vorrei partire con una domanda riguardante la fondazione della casa editrice. Come è nato il progetto Piero Lacaita Editore?

Nasce verso la fine degli anni Quaranta del Novecento, nel 1947. Grande influenza ha avuto la tipografia di famiglia dove, da bambino, Piero Lacaita, mio padre, si recava spesso per osservare da vicino tutte quelle macchine rumorose e per sentire l’odore pungente della carta appena stampata, pur contro il volere di suo padre, il quale non voleva che egli, imparando il mestiere del tipografo, si distogliesse dallo studio. La tipografia era stata fondata nel 1904 da uno zio, omonimo di mio padre, Piero Lacaita, che lo affascinava molto, uno zio prete attivo in battaglie politiche e civili amico e seguace di Giuseppe Toniolo, di Romolo Murri, di Don Sturzo e che svolse il lavoro di giornalista e di editore di periodici ispirati al cristianesimo. Questa esperienza editoriale viene accolta e rinnovata da mio padre il quale, pur conservando lo stesso impegno civile, muta il programma editoriale, orientandolo verso i valori di una cultura laica e moderna, legata ai principi del Risorgimento e della Resistenza.

Quanto ha inciso l’incontro tra Piero Lacaita e personalità come Gabriele Pepe sul programma editoriale?

Hanno inciso profondamente nell’ideazione del programma editoriale da seguire. Pepe, come anche Tommaso Fiore, venivano considerati dei maestri, in quanto avevano educato i giovani nati durante il fascismo ai principi di tolleranza e libertà, al rispetto delle idee altrui e soprattutto alla laicità dello Stato.  Gabriele Pepe, conosciuto da mio padre a Monopoli, nel 1949 volle affidare alla sua casa editrice la stampa del libro La protesta laica che fece comprendere definitivamente a Piero Lacaita quale direzione prendere, ovvero la via di una editoria laica che insistesse sulla crescita morale e civile della società per colmare il vuoto creato nel Paese dal fascismo e dal nazismo.

Volendo approfondire il tema della militanza intellettuale, assume rilievo la descrizione che Giovanni Spadolini ha fatto dell’editore manduriano:

«Lacaita è in tutti i sensi un piccolo Gobetti meridionale, un Gobetti del profondo Sud. Crede nell'efficacia del messaggio culturale affidato al libro: il libro, come il giornale [...] L'Italia ereticale e dissidente è quella cui si ispira il modello di Piero Lacaita. Senza discriminazioni; senza cesure; senza barriere interne.[...]»

Anche Piero Lacaita quindi credeva che il libro fosse lo strumento adatto per rinnovare la società, come Gobetti ne L’editore ideale?

Gobetti è sempre stato il suo punto di riferimento, dal quale ha tratto forza e ispirazione, il suo editore ideale. Da lui ha ripreso e posto alla base del suo mestiere di editore quel principio di rigorosa eticità laica. Gobetti, era il portavoce di una cultura sempre aperta al dialogo e mai chiusa dentro confini regionali. Per questo l’attività editoriale Lacaita si è posta l’obiettivo di far comunicare il Meridione col resto d’Italia e non solo, attraverso un lavoro che è di stampo militante, volto, cioè, a formare nella gente una coscienza critica verso la realtà. Il libro diventa quindi l’arma utile per conoscere la realtà, ecco perché è da intendersi alla pari di un giornale, in quanto permette l’uscita dall’illusione, coinvolgendo tutti attivamente alla vita politica e civile, dalle campagne alle città. Il libro visto, appunto, come strumento per riscattare culturalmente e socialmente quel Meridione lasciato troppo spesso indietro rispetto al resto d’Italia.

Come mai Piero Lacaita decide di rimanere così ancorato alla sua Manduria? Non è stato, e non è ancora oggi, difficile portare avanti un determinato programma culturale da piccoli centri, come appunto quello messapico?

Certo, è stata e continua ad essere una sfida ardua ma allo stesso tempo necessaria, perché partendo dal locale si possono recuperare tutti quei valori concreti delle singole comunità che costituiscono la storia variegata del nostro Paese. È una scelta coraggiosa e che richiede grande tenacia e fiducia nella promozione culturale del nostro Meridione, che, oggi più di ieri, necessita di un dialogo costante col mondo, per affacciarsi e rapportarsi a realtà diverse. L’impegno principale è stato e continua ad essere quello di inserire la Puglia in un circuito intellettualmente fecondo, facendo riflettere su quanto si potesse e si possa lavorare non solo per il Mezzogiorno, ma per l’Italia e l’Europa, pur stando in città e paesi meridionali. Bisogna rompere il provincialismo, collegando il Mezzogiorno al resto di Italia, pur conservando la propria autonomia e i propri tratti distintivi. Lacaita editore ha voluto quindi contribuire a rivendicare un ruolo di primo piano al Mezzogiorno nella rinascita nazionale, con l’obbiettivo di riscattare il Sud Italia dalle varie etichette di arretratezza.

Nel vostro catalogo, è possibile notare l’interesse per la poesia contemporanea, con la collana di poesia “I Testi” - diretta prima da Leonardo Mancino e, in una nuova serie, da Giacinto Spagnoletti - e per la narrativa con “Narratori contemporanei”, che sottolineano l’apertura della casa editrice all’avanguardia poetica e alla sperimentazione narrativa. Quale accoglienza ricevono questo tipo di opere dal pubblico?

Sono opere che riescono ad avere ricezione non solo da studiosi e appassionati del genere ma anche da un pubblico più vasto. Queste collane testimoniano l’interesse verso quelle che sono le novità e i nuovi orizzonti del panorama culturale. In esse vi sono opere che riescono ad avvicinare soprattutto coloro che amano la poesia o la narrativa e che vogliono restare sempre informati sulle opere suggestive, frutto della creatività letteraria di autori italiani e non, a metà strada tra tradizione e avanguardia, appunto. Il tutto con un occhio di riguardo verso il Meridione, testimoniato, tra le altre opere, da alcuni omaggi dedicati a personalità come Leonardo Sciascia, Vittorio Bodini, Rocco Scotellaro, e da monografie, come, per esempio, quella dedicata al manduriano Michele Greco.

Portare avanti una linea editoriale impegnata che spazia dalla storia, alle scienze sociali e dalla politica, alla letteratura è un impegno arduo?

È il tratto distintivo della casa editrice Lacaita farsi portavoce di una cultura a 360 gradi. Una cultura che faciliti il confronto e non sia mai compiacente ma sempre critica. Un impegno editoriale questo, articolato e complesso che attraversa la storia del Paese e che è sempre sensibile a quel movimento di idee di cui, riprendendo il Gobetti, l’editore ideale deve farsi carico.

Principalmente qual è il vostro pubblico? Ovvero il vostro intento è rivolgervi ad una nicchia ristretta o ad un pubblico più ampio?

Il pubblico di riferimento è vasto ed eterogeneo, proprio perché, come precedentemente detto, l’intento è di promuovere una cultura che ha come obiettivo la formazione e la promozione culturale, spaziando in vari ambiti e tematiche. Questo programma porta ad un impegno attivo verso un’editoria di discussione, di critica, di dibattito civico e politico dando voce ad una Italia di minoranze culturali, in collegamento col mondo.

Infine come ultima domanda, quanto è importante per voi la ricezione editoriale da parte delle nuove generazioni?

Direi molto importante! Anche perché alla base della fondazione della casa editrice vi era l’intento di educare le giovani generazioni ad una cultura militante e dunque i principali destinatari erano e sono proprio i giovani. A tal proposito possiamo ricordare le collaborazioni tra questa casa editrice e le università di Bari e di Lecce per appoggiare, appunto, giovani e valenti studiosi, che alla fine degli anni Settanta, hanno poi dato vita, tra le altre iniziative, alla “Biblioteca di storia contemporanea”, diretta da Antonio e Gianni Donno, docenti dell'università di Lecce. A ciò si collega anche la scelta di voler appoggiare giovani poeti, narratori, saggisti e studiosi, pubblicando le loro opere, dando fiducia a giovani talenti che consentono di alimentare la speranza di un mondo rigenerato dalla cultura.

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